Recensione del testo di Michael Bader “Eccitazione. La logica segreta delle fantasie sessuali” apparsa sul sito Doppiozero
a firma di Nicole Janigro


“Voglio farti una proposta. A partire da questo momento, tu farai tutto quello che ti dico. Letteralmente. Passo passo. Se ti dico: smetti di leggere alla fine di questa frase e non ricominciare prima di dieci minuti, tu smetti di leggere alla fine di questa frase e non ricominci prima di dieci minuti. Era un esempio, non vale. Ma in linea generale sei d’accordo? Ti fidi di me? Va bene, adesso te lo dico davvero: alla fine di questa frase smetti di leggere e dedica dieci minuti, orologio alla mano, a chiederti dove voglio andare a parare. Lettore, lettrice soprattutto, io non vi conosco, non ho nessun diritto di darvi degli ordini, ma vi consiglio comunque di fare la stessa cosa”. Inizia così la lettera erotica che Emmanuel Carrère scrive alla propria compagna, parole che la guideranno verso la scoperta del piacere mentre svelano la sua fantasia di controllo sull’altro – un voyeur che, da lontano, può godere della messa in scena della sua fantasia. Ma, invece di spedirla alla destinataria, lo scrittore la pubblica su Le Monde.

Il suo racconto diventa il libro Facciamo un gioco (titolo originale: L’usage du monde), un esperimento che provoca polemiche e centinaia di messaggi tanto entusiasti quanto di biasimo. Per anni sua madre, l’algida slavista Hélène Carrère d’Encausse, una delle rare donne ad essere eletta nell’Académie française, che ha sempre glissato, per vergogna, sulle sue umili origini georgiane, non rivolge più la parola al figlio. Anche il rapporto con la compagna si incrina. Del suo rapporto con la pornografia, come ricerca di un riconoscimento, Carrère tornerà a scrivere nel suo romanzo Il regno. E corre ancora il rischio: perché esprimere a voce alta la propria fantasia sessuale, rimane un tabù. Più grande di quello del sesso.

È proprio lo scenario che rimane in disparte che Michael Bader, in Eccitazione. La logica segreta delle fantasie sessuali (a cura di Francesco Gazzillo, Raffaello Cortina Editore, 2018), cerca di svelare e interpretare, il teatro interno dove ognuno può giocare e usare il corpo dell’altro per il proprio piacere. Psicologo e psicoanalista americano, che lavora da quarant’anni a San Francisco, interessato all’integrazione tra la dimensione individuale e quella collettiva, sociale, culturale e politica, Bader accompagna il lavoro clinico all’attività di consulente e coach per Institute4 Change, un servizio indipendente e non-profit volto a sostenere i leader di grandi organizzazioni progressiste. In More than Bread and Butter (2015) parte dalle forme di rappresentazioni inconsce per capire le difficoltà dei leader, circondati dal cinismo, inseguiti dal timore di essere bollati come truffatori. Sperimenta un approccio interdisciplinare per sostenere la loro capacità di ampliare, nella lotta per la sicurezza economica e sociale, la gamma delle motivazioni utili a risvegliare la passività politica dell’elettorato.

E il senso di sicurezza è, per Bader, un assunto di base anche quando si prende in esame il funzionamento della sessualità. Ognuno di noi ha inevitabilmente vissuto dei traumi – perché il bambino sente l’atmosferico familiare ma anche lo fraintende, ha come missione quella di salvare e rendere felici le figure genitoriali dalle quali dipende, adatta e inibisce i propri bisogni in modo onnipotente. Da qui si sviluppano quelle credenze patogene che, per usare un concetto caro a un teorico delle relazioni oggettuali come Mitchell, segneranno la matrice relazionale delle nostre esistenze adulte. Costruite a partire dal timore che i genitori si sentano prosciugati, trascurati, feriti, oppure di essere noi umiliati e criticati.

Quella sensazione di incredulità quando si sono superati i genitori, quel troppo bello per essere vero che provò Freud durante la visita all’Acropoli, evocano la colpa del sopravvissuto, qualcosa di simile alla colpa da separazione quando si teme la propria indipendenza.

 

Come riuscire a eccitarci, come tenere insieme il desiderio sessuale, che dalla pubertà in poi è sempre con noi, il piacere che possiamo ricavare dalla sessualità, con il timore di non essere adeguati, di poter fare del male all’altro, con la vergogna di istinti giudicati bestiali? Come, soprattutto, riuscire a essere spietati: preoccupati solo di se stessi, capaci di usare senza eccessive preoccupazioni l’altro? Piaceri desiderati si scontrano con piaceri proibiti, a volte si genera un conflitto stressante, decisivo nella vita di coppia. Nella realtà si trovano “compromessi e accomodamenti”, ma, dice Bader, la fantasia sessuale è solo nostra: qui le immagini che più ci eccitano vanno in scena in sicurezza e non fanno male a nessuno. “La mente inconscia è interessata soprattutto a garantire la nostra sicurezza”, perché “la ricerca della sicurezza psicologica è al centro della vita psicologica” ed “è un concetto cruciale per rivelare il mistero della passione sessuale”, “che guida i nostri tentativi di tradurre il linguaggio dell’eccitazione fisica in quello dei significati psicologici”.

Nella vita reale Jan è una donna forte e schietta, nella sua fantasia usa un linguaggio osceno e crudo, si immagina dominata e violentata da uno sconosciuto. Quando riesce a raccontare tutto ciò al suo terapeuta – anche nella stanza d’analisi è più facile parlare di sesso che descrivere le proprie fantasie sessuali –, può affrontare il timore di essere troppo disinibita, di essere una masochista e iniziare ad accettare il suo bisogno di un marito capace di tenerle testa, che non soccomba davanti ai suoi attacchi. Durante i rapporti con la moglie Robert fantasticava di avere sopra di lui una donna forte e allegra che lo legava e si divertiva. La fantasia dello schiavo serviva a rassicurarlo: non era dunque lui a fare del male alla moglie che vedeva sempre triste.

Il ruolo del “dominatore” e del “sottomesso” sono, a prescindere dal genere e dall’orientamento sessuale, e con infinite variazioni soggettive, tra le fantasie più diffuse. In esse non c’è nulla di patologico; se indagate ci aiutano a conoscere noi stessi, a svelare ricordi e imprinting relazionali familiari. È con questa lente che Bader interpreta il feticismo e il voyeurismo, indaga il convenzionale e il bizzarro, le fantasie di incesto e quelle sadomasochiste. Nel mondo edonistico contemporaneo il sentimento di colpa ha perso la sua centralità, ma i sentimenti inconsci di colpa conservano ancora una grande funzione.

“È più facile comprendere come il sesso provochi vergogna che non come possa essere utilizzato per superarla. È più facile vivere il sesso come una perdita di controllo che come un tentativo di riacquistarlo. Tuttavia, le fantasie e le preferenze sessuali negano le sensazioni di vergogna e ribaltano le sensazioni di impotenza. Tenendo conto dell’enorme creatività inconscia richiesta per questo sforzo, esse rappresentano il costante tentativo della mente, sulla via per il piacere, di dominare e trascendere questi sentimenti”.

Eccitazione. La logica segreta delle fantasie sessuali è un testo illuminante per chi ha interesse ad afferrare il significato psicologico della trama della propria fantasia sessuale, che rimane ricorrente e difficilmente muta; utilissimo per il clinico, perché la teoria di Bader, lontana da un’idea di psicoanalisi autoreferenziale, riflette sugli effetti empirici della cura che migliorano quando il paziente si sente più sicuro. E può mettere in atto una distorsione inconscia della regola d’oro: “Tratta gli altri come vorresti essere trattato tu diventa Fai agli altri ciò che un tempo gli altri hanno fatto a te”. Un transfert che chiede all’altro di rivivere attivamente conflitti e ferite rende possibile il “capovolgimento da passivo in attivo”: nel qui e ora è il terapeuta che subisce e deve mostrarsi capace di non soccombere.

Ma questo gioco di proiezioni e rovesciamenti, a partire dai copioni originari, assume un’importanza determinante nella relazione sessuale di una coppia. Se le fantasie sono complementari l’intimità funziona, ma se, per esempio, il senso di inadeguatezza dell’uno non permette di capire quella dell’altro, la posizione preferita da uno ferisce, per il suo significato nascosto, l’altro, il fraintendimento è garantito, la noia e il rifiuto prevalgono sul piacere.

Anche se l’autore non ha voluto stilare un glossario delle fantasie sessuali, la sua attenzione al rapporto tra psiche individuale e dimensione collettiva lo porta a cercare i collegamenti tra conflitti universali ma anche socialmente costruiti con la produzione di valori e immagini dei mondi interiori. La generazione della maggioranza dei suoi pazienti ha avuto padri assenti, fuori casa per lavoro, e madri presenti, tristanzuole e insoddisfatte. Oggi invece si incontrano donne stremate dal carico in casa e fuori, uomini a cui è richiesto di essere, insieme, virili ma sempre gentili, spaventati dalla potenza sessuale della figura femminile. La mente inconscia sociale è conservatrice, affezionata allo stereotipo storicamente persistente della rappresentazione scissa della donna madonna/puttana, dell’uomo che non deve chiedere mai. Da questo punto di vista l’autore riconosce il suo debito con i lavori di Nancy Friday che, già negli anni settanta, si è occupata di fantasie sessuali.

Infine, l’autore ci confessa la sua fantasia. La sua fiaba preferita è I vestiti nuovi dell’imperatore e la sua identificazione è da sempre con il giovane che osa dire all’imperatore la verità: è nudo.

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