Quando è il momento di agire

In linea generale, le terapie a orientamento psicoanalitico vedono di cattivo occhio l’idea che il clinico incoraggi o aiuti il paziente a “fare” delle cose, anche se queste sono cose sane, adattive e in linea con i suoi obiettivi. La dimensione del “fare” è in genere considerata appannaggio del paziente, qualcosa su cui in seduta si può riflettere, di cui indagare le motivazioni profonde, le angosce a cui si associa, le difese che palesa o un senso “altro”. Ma è quantomeno raro che un clinico a orientamento dinamico inciti o aiuti un paziente a “fare” qualcosa che trascenda l’analisi dei suoi problemi.
Cosa può dirci la Control-Mastery Theory al riguardo?

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