L’esplorazione del sè al di là delle credenze

Control-Mastery Theory
ottobre 2025
Articoli del Cmt-ig

Introduzione

“Sono sul treno, sto tornando a Torino per passare un fine settimana con la mia migliore amica, sono felice. Il lavoro va bene, la scuola pure, sto facendo le cose che mi piacciono. A un certo punto guardo fuori dal finestrino e inizio a sentire dell’ansia” “Come mai, cosa pensi?” “Penso che non mi riconosco. È una cosa tutta nuova sentirmi così felice, mi chiedo se sia giusto o sbagliato, non lo so. Mi hanno sempre messo addosso aggettivi negativi: quella chiusa, quella musona, quella introversa. Ora che sono diversa non mi riconosco, non so chi sono”. In questo scambio con una paziente emerge un elemento molto importante nel lavoro con persone che provengono da contesti fortemente traumatici: la difficoltà o impossibilità di riconoscersi in un sé diverso da quello imposto dalle figure genitoriali. Questo aspetto può caratterizzare il corso della terapia con questi pazienti. Ciononostante, ritengo che non abbia direttamente a che fare con il lavoro di disconferma di credenze patogene quanto più con l’esplorazione di un’immagine e un senso di sé che non è stato possibile esplorare perché fortemente svalutato, aggredito o trascurato nella fase di sviluppo. Questo elemento, in particolare, trovo che emerga con forza verso la fine della terapia, quando la disconferma delle credenze patogene lascia spazio a un nuovo vissuto doloroso: la perdita di quei riferimenti identitari che, per quanto portatori di sofferenza, offrivano un’immagine chiara di sé. Se nella prima fase della terapia si tratta di abbandonare quell’immagine granitica, in quest’ultima entra in gioco una modalità tutta nuova in cui l’esplorazione diventa l’assetto relazionale e motivazionale principale.

Parole Chiave

credenze patogene
trauma
terapia
esplorazione