L’importanza dei primi colloqui nella Control-Mastery Theory: ascoltare, osservare, chiedere, immedesimarsi, seguire il paziente e comprendere il suo piano

Control-Mastery Theory
gennaio 2018
Articoli del Cmt-ig

Autori

Foto di Alesiani R.Alesiani R.
Foto di Villa D.Villa D.
Foto di Pieri A.Pieri A.
Foto di Boccalon S.Boccalon S.
Foto di Gazzillo F.Gazzillo F.

Introduzione

In accordo con la Control-Mastery Theory (CMT), il paziente arriva in terapia con un piano, in genere inconscio, che prevede la realizzazione di obiettivi piacevoli e realistici (Weiss, 1993; Gazzillo, 2016). Il paziente in terapia lavora per disconfermare le credenze patogene e i sensi di colpa che lo ostacolano in questo compito e lo fanno soffrire, per padroneggiare i suoi traumi e comprendere meglio la storia della propria vita. Pertanto, nei primi colloqui il paziente cercherà di fornire al clinico le informazioni necessarie a fargli capire ciò di cui ha bisogno per star bene. È quindi importante che il terapeuta assuma una posizione attenta e mentalmente attiva, che in termini operativi può tradursi nel prestare attenzione a ciò che il paziente comunica, ma anche nel far domande ed esplorare insieme al paziente aspetti rilevanti della sua storia di vita; allo stesso tempo, però, il clinico deve mostrarsi flessibile, adattandosi il più possibile ai bisogni del paziente e lasciandosi un po’ guidare dal suo modo di “stare” nella relazione.

Parole Chiave

Primi Colloqui
Piano del Paziente
Credenze Patogene
Senso di Sicurezza
Anamnesi
Identificazione
Coaching del Paziente